A Graffignano, piccolo comune della provincia di Viterbo, un edificio industriale degli anni ’40 ha trovato nuova vita grazie a un intervento di ristrutturazione che rappresenta un perfetto esempio di rigenerazione urbana consapevole. Il progetto, firmato dall’architetto Alessandra Rocchi, ha trasformato l’ex mulino comunale di Via Corniole in sei moderne unità abitative, dimostrando come il recupero del patrimonio edilizio esistente possa coniugare sostenibilità, rispetto della storia e nuove esigenze abitative.
Il vecchio mulino di Graffignano rappresentava un tassello importante della memoria industriale locale. Edificato presumibilmente tra la fine degli anni ’40 e l’inizio degli anni ’50, l’immobile si distingueva nel paesaggio urbano per la sua imponenza e per le caratteristiche architettoniche tipiche dell’epoca: un volume su due piani fuori terra con seminterrato parziale, caratterizzato da aperture regolari e modulari che raccontavano chiaramente la distribuzione funzionale degli spazi interni.
L’abbandono prolungato aveva però messo a dura prova la struttura. Il degrado, seppur differenziato, aveva compromesso elementi non strutturali come infissi, intonaci e impermeabilizzazioni, mentre la solidità della costruzione originaria – realizzata con murature miste di blocchi di peperino e ricorsi di mattoni – rimaneva sostanzialmente integra.
La sfida progettuale consisteva nel trovare il giusto equilibrio tra conservazione dell’identità architettonica e trasformazione funzionale. L’architetto Rocchi ha scelto un approccio rispettoso ma deciso: mantenere inalterato l’impatto volumetrico dell’edificio nel contesto urbano, preservando le caratteristiche prospettiche più significative, ma ripensando completamente l’organizzazione interna per rispondere alle esigenze dell’abitare contemporaneo.
Il progetto ha previsto la realizzazione di sei alloggi di diverse tipologie – dal monolocale al duplex – per un totale di 469 metri quadri di superficie calpestabile, oltre a un magazzino comune al piano seminterrato. La varietà tipologica garantisce una mixité sociale interessante, offrendo soluzioni abitative per diverse esigenze familiari ed economiche.
Una delle scelte più significative del progetto riguarda l’uso dei materiali negli spazi interni. Le pareti sono state realizzate con mattoncini a vista, una soluzione che crea un dialogo diretto con la tradizione costruttiva locale e conferisce carattere e calore agli ambienti. Questa scelta, oltre al valore estetico, sottolinea la volontà di mantenere un legame visibile con l’identità industriale dell’edificio.
I materiali utilizzati rispettano la palette cromatica e tattile del territorio: la basaltina per elementi di pregio come la monumentale scalinata interna, il peperino per le finiture esterne, il cotto per le pavimentazioni che richiamano la tradizione locale. L’approccio materico diventa così strumento di continuità tra passato e presente.
L’intervento non si è limitato al recupero dell’esistente, ma ha integrato soluzioni tecnologiche contemporanee per garantire comfort abitativo ed efficienza energetica. La copertura terrazzata è stata completamente ridisegnata con sistemi di coibentazione ad alte prestazioni, mentre gli impianti sono stati completamente rifatti secondo gli standard attuali.
Particolare attenzione è stata posta all’accessibilità: il progetto prevede l’installazione di un servoscala elettrico che garantisce il superamento delle barriere architettoniche, rendendo tutti i livelli dell’edificio fruibili anche da persone con disabilità motorie.
La sistemazione degli spazi esterni ha richiesto un approccio progettuale altrettanto attento. Il piano di calpestio è stato pavimentato con pietra basaltica posata ad opera incerta, creando una superficie unitaria che si estende fino ai confini di proprietà. Questa scelta non solo valorizza l’aspetto estetico del complesso, ma ricava anche spazi funzionali come due posti auto per i residenti.
Le terrazze private, ricavate anche attraverso la trasformazione di coperture esistenti, offrono a ciascun alloggio uno spazio esterno privato, elemento sempre più prezioso nell’abitare contemporaneo.
Il progetto del mulino di Graffignano rappresenta un modello interessante di rigenerazione urbana per diversi motivi. Primo, dimostra come edifici apparentemente destinati all’abbandono possano essere restituiti alla comunità con nuove funzioni. Secondo, evidenzia l’importanza di un approccio progettuale che sa leggere e interpretare l’identità dei luoghi senza subirla passivamente.
La trasformazione ha inoltre un valore economico e sociale significativo: restituisce al mercato immobiliare locale sei nuove unità abitative di qualità, contribuisce alla rivitalizzazione di un’area marginale del centro abitato e offre un esempio concreto di come il recupero possa essere più sostenibile della demolizione e ricostruzione.
La trasformazione del mulino di Graffignano parla infatti di rigenerazione, identità e possibilità: tre concetti che dovrebbero guidare ogni intervento sul patrimonio edilizio esistente, per costruire un futuro più sostenibile e più attento alla memoria dei luoghi.